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Tra il quinto e sesto mese di vita del bambino (sesto per i bimbi allattati esclusivamente al seno), ha inizio lo svezzamento o più correttamente l’alimentazione complementare, ossia l’introduzione dei primi cibi solidi, in quanto il fabbisogno di minerali ed in particolare del ferro, grassi e proteine aumenta.
Premesso che per quanto riguarda i bambini allattati esclusivamente al seno, il latte materno rappresenta fino a tutto il primo anno di vita l’alimento principale. Va da sé che gli alimenti solidi ricoprano un ruolo secondario.
Alcuni pediatri consigliano di proseguire con il latte materno, se ancora abbondante e se il bambino cresce bene dorme e non presenta problemi intestinali quali diarrea o stitichezza.
Come comprovato da numerosi studi scientifici, anticipare lo svezzamento prima dei quattro mesi aumenta il rischio di eczema, asma e atopia, in quanto l’apparato gastrointestinale non è ancora pronto ad accogliere ed assimilare alimenti diversi dal latte sia esso materno o artificiale.
In realtà oggi la maggior parte dei pediatri concorda che lo svezzamento possa iniziare tra i 150 e 170 giorni di vita appunto tra il quinto sesto mese e non oltre la 26ª settimana di vita ritardare o anticipare troppo può avere in entrambi i casi effetti dannosi.
In realtà avviare lo svezzamento in questo periodo non è casuale: bisogna sfatare il mito secondo il quale il latte materno diventi leggero dopo i primi mesi. Il latte materno è sempre un alimento ottimale, creato su misura per il bambino.
E’ l’alimento specie-specifico per eccellenza tuttavia l’organismo del bambino, con la crescita, richiede un apporto nutritivo non solo in termini di quantità ma anche di qualità.
Il bambino in particolare ha bisogno di un maggior apporto di minerali come ferro o di proteine e alcuni grassi contenuti nella carne.
Dai sei mesi la velocità di crescita è massima ed il cervello continua a crescere, si sviluppano infatti molti processi mentali e motori, ecco perché è bene scongiurare eventuali possibilità di rincorrere in anemie sideropeniche o altre patologie derivanti da una scorretta alimentazione.
Come procedere con l’introduzione dei nuovi alimenti?
Rispetto ad un tempo, oggi molti più pediatri tendono a non seguire più rigorosamente delle regole per quanto riguarda introduzioni dei cibi.
L’introduzione degli alimenti (secondo il Ministero della salute ) può variare in base alle preferenze del bambino e la cultura gastronomica della famiglia.
Una buona regola può essere comunque quella di introdurre un alimento alla volta per osservare la reazione.
Rispetto ad un tempo non è più consigliato posticipare l’introduzione di alimenti contenenti glutine E non ci sono più restrizioni particolari per quanto riguarda l’introduzione di pesce e uovo.
Secondo l’OMS e il Ministero della salute, ritardare l’introduzione di alimenti un tempo ritenuti allergizzanti non diminuisce secondo gli studi il rischio di allergie di soggetti sani o a rischio.
Dopo l’ottavo mese è possibile introdurre il pesce bianco e l’uovo tuorlo prima e albume dopo. Ed il prosciutto cotto.
Secondo degli studi scandinavi ritardare l’introduzione di glutine dopo il sesto mese aumenterebbe il rischio di sviluppare un intolleranza alle proteine del grano, inoltre i bambini allattati al seno otterrebbero dei benefici maggiori in quanto il latte materno stesso aiuterebbe a assimilare senza problemi particolari cibi potenzialmente allergizzanti.
No sale e zucchero fino al 1 anno.
È una buona norma di educazione alimentare quella di non introdurre il sale lo zucchero negli alimenti destinati al bambino.
Fino ai 12 mesi andrebbero evitati se il sale che lo zucchero. Il sale se assunto in dosi eccessive può predisporre all’ipertensione arteriosa.
Stesso discorso vale per lo zucchero. Niente fino all’anno di età e ridotto il più possibile i primi anni. In particolare per quanto riguarda lo zucchero raffinato che, dati scientifici alla mano, è stato dimostrato essere molto dannoso non solo perché predispone all’obesità e al diabete, ma perché crea una vera e propria dipendenza agendo sui recettori cerebrali.
Assolutamente vietate bevande zuccherine e succhi di frutta industriali, le quali contengono prevalentemente zuccheri semplici e pochi nutrienti. È sempre meglio utilizzare frutta fresca biologica trasformata in succhi attraverso centrifuga.
Il miele
Da non utilizzare mai sotto i 12 mesi di vita perché potrebbe contenere un batterio molto pericoloso il botulino.
Cosa fare se il bimbo non vuole saperne di mangiare?
Ogni bambino ha i suoi tempi.
Non bisogna viverla come una tappa obbligata allo scoccare del sesto mese. È controproducente insistere ed obbligare il bambino ad assaggiare alimenti se si percepisce la sua poca predisposizione.
Molti bimbi durante l’avvio dello svezzamento mostrano ancora marcatamente il riflesso di estrusione della lingua molto e ciò indica che molto probabilmente il bimbo non è ancora pronto ad accogliere una modalità di alimentazione differente rispetto a quella ricevuta fino a quel momento. Pazienza è la parola d’ordine.
Anche la postura del bambino ha una sua importanza: secondo la filosofia dell’autosvezzamento il bimbo non è ancora in grado di assumere alimenti differenti rispetto al latte materno o artificiale se non è in grado di stare seduto in autonomia (in cifosi).
Sicurezza a tavola
Qualsiasi sia il tipo di svezzamento che si è deciso di intraprendere, sarebbe opportuno per tutti gli adulti che si occupano di bambini , conoscere le linee guida dettate dal ministero della salute in ambito di prevenzione del soffocamento da cibo
Genitor, nonni, baby sitter dovrebbero essere in grado di conoscere come tagliare i cibi e come praticare eventualmente manovre di disostruzione pediatrica.
E’ consigliabile pertanto frequentare corsi di disostruzione pediatrica. Ormai in ogni città varie organizzazioni e associazioni ne propongono di continuo, sono economici ed hanno una grandissima utilità.
Per concludere. Ascoltare sempre i bisogni del bambino. E’ soltanto attraverso l’ascolto che sarà possibile capire tempi e modi per aiutarlo in questa fase di crescita, ansia e preoccupazione non devono far parte della tavola imbandita!