CHE COS’È IL GIOCO DEL FAR FINTA?
“Nel gioco il pensiero è separato dagli oggetti e l’azione nasce dalle idee più che dalle cose: un pezzo di legno comincia ad essere una bambola e un bastone diventa un cavallo” (L. S. Vygotskij,Il ruolo del gioco nello sviluppo,1966).
Vedere bambini piccoli che prendono in mano un oggetto e fanno finta che sia un telefono, parlando e gesticolando come se dall’altra parte del filo immaginario ci fosse qualcun altro è una scena che tutti conosciamo e che ci fa sorridere e ci intenerisce, ma forse non tutti sanno che il gioco del far finta o gioco simbolico ha una funzione molto importante per lo sviluppo cognitivo ed emotivo.
In generale il gioco, per i più piccoli, non è soltanto un modo per trascorrere il tempo piacevolmente, ma è soprattutto il metodo più efficace per conoscere e capire il mondo che li circonda. Si inizia a giocare molto presto, già dal primo anno di vita, con gli oggetti e con le figure adulte di riferimento e, dal secondo anno in poi, comincia il gioco simbolico, più comunemente detto “gioco del far finta”.
Il gioco simbolico è una delle attività attraverso le quali il bambino impara a costruire e strutturare lo sviluppo della propria personalità: quanto più il bambino avrà modo di vivere esperienze di gioco simbolico, tanto più potranno svilupparsi le sue capacità cognitive, relazionali, sociali ed emotive.
Si tratta di un’attività che compare attorno ai 15 mesi e che si sviluppa fino ai sei anni di vita, è un gioco di finzione che viene definito “simbolico” perché è caratterizzato da un processo di significazione indiretta, in qui c’è qualcosa che viene utilizzato per rappresentare qualcos’altro. Nello specifico in questo tipo di attività c’è un elemento fisicamente presente che viene usato per rappresentare simbolicamente un elemento assente ma immaginato. È ciò che succede quando una scatola di cartone diventa una casa sull’albero, un lenzuolo una tenda indiana, una matita una bacchetta magica e una tavoletta di legno una potente auto da formula uno.
Ma che differenza c’è tra il gioco “semplice” e quello del “far finta”?
Fino ai 15/18 mesi si può parlare di gioco “sensomotorio”, che permette di scoprire il mondo attraverso gli oggetti che si incontrano e che danno piacere grazie alla manipolazione e alle sensazioni ad essa collegate. È ciò che succede quando un bambino tocca ciò che ha attorno, lo sposta, lo fa cadere, lo mette in bocca … in ognuna di queste azioni c’è una parte di conoscenza del mondo che si viene a strutturare e che contribuisce a costruire esperienza del reale. Poi compaiono le attività di imitazione, in cui si sviluppa la capacità di riprodurre situazioni conosciute in contesti differenti da quelli in cui sono state sperimentate e con l’imitazione comincia anche il gioco simbolico vero e proprio, in cui qualcosa viene usato come se fosse qualcos’altro.
Osservare un bimbo che gioca può dare ai suoi genitori molti elementi per capire come sta evolvendo il suo sviluppo e qual è il suo stato di benessere.
Piano piano il gioco diventa più complesso fino a comprendere l’attribuzione di ruoli differenti agli oggetti, che diventano personaggi, basti pensare ai bambini che giocano a fare i veterinari coi loro pupazzi o gli insegnanti, o mamma/papà con le bambole.
Tra i tre e i sei anni vengono messe in atto delle vere e proprie situazioni immaginarie, i bambini sanno che si tratta di un gioco di finzione e infatti li si può sentire dire: “facciamo che io sono la maestra e voi gli alunni …”, “giochiamo al dottore degli animali?”, “facciamo finta che tu eri la parrucchiera e io la signora che veniva da te…” e così via …
Spesso si tratta di situazioni che hanno vissuto davvero e che vogliono riprodurre in momenti diversi e scambiando i ruoli, questo permette loro di consolidare aspetti relazionali in una situazione simbolica e apre alla scoperta di nuovi significati.
I genitori e gli insegnanti possono implementare questa competenza in molti modi, ad esempio rendendo disponibili oggetti che possono essere utilizzati in modalità differenti: scatole, cappelli, sciarpe, indumenti, tessuti, bambole, pupazzi, stoviglie, carrozzine, libri, quaderni e colori. È importante che gli oggetti e i giochi siano liberi e non connotati da stereotipi di genere, quindi libero accesso sia ai bambini che alle bambine alle macchinine e alle bambole, per intenderci. Ma soprattutto devono ricordarsi di non scordare di utilizzare la propria fantasia se vengono coinvolti direttamente nel gioco e mettersi anche loro a far finta insieme ai più piccoli.
Maria Grazia Rubanu