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Conoscere la rabbia e saperla gestire

Conoscere la rabbia e saperla gestire

Conoscere la rabbia e saperla gestire

La nostra stessa rabbia può diventare un nemico per noi e per gli altri: ecco i consigli della psicologa per gestire al meglio le emozioni

La rabbia è un’emozione che nel sociale ha una rappresentazione negativa, è talmente conosciuta e temuta da meritare un posto tra i sette vizi capitali, con il nome di ira. Su di lei possiamo dire che ha un’origine funzionale, è caratterizzata da specifiche manifestazioni espressive, comprende delle modificazioni a livello fisiologico e delle specifiche tendenze all’azione. La rabbia è un’emozione primitiva, osservabile anche in bambini molto piccoli e in diverse specie animali.

Come già accennato, nella nostra cultura è un’emozione connotata in modo negativo, diversi studi di psicologia dello sviluppo e psicologia comparata hanno messo in evidenza che, proprio perché è considerata in modo negativo, le sue manifestazioni sono spesso inibite o modificate. Si tratta di una delle emozioni più precoci e compare insieme alla gioia e al dolore.

QUAL E’ LA CAUSA DELLA RABBIA?

Le due cause principali sono:

– La presenza di un ostacolo che impedisce il soddisfacimento di un desiderio
– L’imposizione di qualcosa che viene considerato lesivo e dannoso.

Nonostante le sue manifestazioni siano riprovate nella nostra cultura, la rabbia è un’emozione abbastanza frequente, la parola rabbia ha tanti sinonimi che variano a seconda dell’intensità dell’emozione: ira, collera, irritazione, fastidio. È l’emozione che abbiamo più difficoltà a gestire e che cerchiamo di controllare di più, sia nel nostro vissuto che nelle manifestazioni osservabili. Quando si educano i bambini uno dei punti chiave è proprio quello della repressione della collera.

La repressione dell’aggressività è utile socialmente perché permette ai genitori, agli insegnanti e alle altre figure adulte di riferimento di sentirsi tranquilli perché non ci sono ribellioni in atto.
Ma non dobbiamo dimenticare che la rabbia ha anche una forte componente di movimento, è una sorta di propellente energetico che non necessariamente porta alle vie di fatto, ma con maggiore frequenza si esprime attraverso le parole e il tono di voce.

È importante saper ascoltare il messaggio di cui questa emozione è portatrice, anche perché gli studi dimostrano che chi non esprime in nessun modo la sua rabbia, tendenzialmente se la porta dietro per un periodo più lungo. Inoltre la rabbia non manifestata nei confronti dell’oggetto scatenante si ritorce contro la persona che non riesce ad esprimerla, assumendo al forma della frustrazione.

MA CON CHI CI ARRABBIAMO?

Generalmente con persone, oggetti inanimati e istituzioni.
La cosa peculiare è che non ci si arrabbia con chi si odia, se non in minima percentuale, ma con le persone a cui si vuole bene: partner, amici e parenti. Si tratta di persone che potrebbero farci soffrire e dalle quali temiamo di essere abbandonati, ma anche di persone dalle quali vorremmo una modifica del comportamento.
Anche quando ci arrabbiamo con le istituzioni è sempre perché siamo delusi da qualcosa che vorremmo cambiare in meglio.

COSA CI FA ARRABBIARE?

Sono tre le categorie di comportamenti che suscitano rabbia:

– Le minacce alla nostra autostima o i tentativi di imporsi contro la nostra volontà

– I rifiuti alle nostre richieste e le disobbedienze alle regole che condividiamo

– Il malfunzionamento di qualcosa che impedisce o rallenta la nostra attività

Ma la cosa che in genere è più difficile tollerare è il pensiero che chi ci fa arrabbiare lo faccia con l’intenzione di ferirci anche quando potrebbe evitarlo.

A COSA CI SERVE LA RABBIA?

Tutti gli studi fatti sul comportamento di specie differenti dall’uomo dimostrano che l’ira e le manifestazioni di aggressività sono scatenate da motivazioni legate alla sopravvivenza, alla cura dei cuccioli e alla difesa del territorio. La rabbia ha dunque la funzione di tenere a bada o allontanare la presenza indesiderata.
Negli umani una delle motivazioni più forti è quella di voler cambiare ciò che appare sbagliato, mostrare la propria indipendenza e migliorare noi stessi e ciò che ci circonda.

ESISTE UNA SOLA RABBIA?

I tipi di rabbia sono tre e ognuno di loro assolve a funzioni differenti:

La rabbia malevola che ha lo scopo di interrompere i rapporti con l’altra persona e si nutre di comportamenti di vendetta contro coloro che ci hanno danneggiato

La rabbia esplosiva che serve soprattutto a dare sfogo ad uno stato tensivo

– Ma esiste anche una rabbia costruttiva che ha l’obiettivo di modificare il comportamento altrui, di avvicinarsi alla persona in questione, creando intimità e dimostrando che si tiene a lei e al fatto che possa migliorare la propria vita.

PERCHÉ LA RABBIA FA PAURA?

Ci spaventa perché la colleghiamo alla paura di “perdere la testa”, di esagerare, di dire o fare cose di cui potremmo pentirci. Quando ci arrabbiamo molto usiamo espressioni tipo “ero fuori di me”, che segnalano la perdita dell’autocontrollo.

Per questo gran parte delle norme sociali della nostra cultura sono volte a controllare questo tipo di reazione: una buona competenza emotiva permette dunque di esprimere ciò che si sente senza diventarne vittime. È sempre fondamentale riconoscere ciò che si prova e accoglierlo, è solo se si accolgono le emozioni, anche quelle che ci sembrano più terribili che poi possiamo riuscire a gestirle al meglio. Se invece le reprimiamo corriamo il rischio di andare incontro ad un pericoloso effetto boomerang.

Il consiglio più classico che viene dato per la gestione della rabbia è senz’altro quello di ritardare ogni forma di azione e “contare fino a dieci”, aspettare o allontanarsi momentaneamente dalla persona o dalla situazione che ci crea irritazione.

Ma è un consiglio che prevede una forma di controllo che è necessario mettere in atto quando la rabbia diventa tanto forte da rischiare di essere esplosiva, non agisce alla base del lavoro sulle nostre emozioni e, ancora una volta connota l’emozione come negativa e la stigmatizza rispetto a ciò che è desiderabile nel sociale.

ESISTONO LE EMOZIONI NEGATIVE?

La risposta è no!
Ci sono emozioni che non ci fanno stare bene, ma tutte sono funzionali, adattive e connaturate all’essere umano. Ciò che può essere negativo o malsano non è l’emozione in quanto tale ma l’impossibilità di comunicare l’emozione e utilizzarla per pensare e andare incontro alle difficoltà. Le emozioni possono essere regolate e gestite, ma prima devono essere sentite e riconosciute e trovare uno spazio di espressione.
È per questo che è importante ascoltare i bambini e accogliere la loro rabbia senza giudicarli quando la esprimono.

È importante rispecchiare la loro emozione dicendo che si capisce come si sentono e chiedendo loro di esprimerla magari attraverso la creatività:
“ho capito che questa cosa ti ha fatto arrabbiare molto e mi dispiace che tu adesso non stia bene, ti va se proviamo a metterla su un foglio questa rabbia? Come la possiamo disegnare? Di che colore è? Che forma ha? Ha una faccia? etc. Perché ciò che può diventare distruttivo è il fare permanere le emozioni spiacevoli senza poterle esprimere, utilizzare e quindi superare.

Maria Grazia Rubanu
Psicologa Psicoterapeuta
Psynerghia – Psicologia e Relazioni

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