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Io penso che tu pensi. La teoria della mente nei bambini.

Io penso che tu pensi. La teoria della mente nei bambini.

Io penso che tu pensi. La teoria della mente nei bambini.

La teoria della mente

Man mano che crescono i bambini imparano a relazionarsi con gli altri, sviluppando una competenza che permette loro di entrare in contatto con le emozioni e gli stati d’animo di chi gli sta vicino. Passo dopo passo si costruiscono una teoria sul funzionamento degli esseri umani, questa teoria prende il nome di “Teoria della mente” e può essere definita come la competenza nel capire gli stati mentali degli altri. Nello specifico fa riferimento alla capacità cognitiva di attribuire stati mentali alle altre persone, e quindi analizzare e comprendere credenze, desideri ed emozioni, per spiegare il senso dei loro comportamenti e poterli anticipare.

È proprio questo il senso del “Io penso che tu pensi” contenuto nel titolo di questo articolo: se mamma e papà pensano che io stia facendo il riposino dopo pranzo, io posso giocare con le macchinine senza che loro se ne accorgano.

Si tratta di una capacità che compare intorno ai due anni, anche se in modo graduale ed è anticipata da alcuni precursori come il pointing, ovvero il gesto di indicare per chiedere qualcosa e i momenti di attenzione condivisa con le figure adulte di riferimento, attraverso l’utilizzo di un oggetto. Questi primi segnali sono già una forma di allenamento per conoscere gli altri e imparare a capirli.

A poco a poco il bambino comincia a osservare come gli altri si comportano e a intuire i pensieri e le emozioni che stanno alla base dei loro comportamenti. Inizia a rappresentare nella sua mente le credenze, le percezioni, i desideri delle altre persone che gli stanno vicino fino ad arrivare a fare delle previsioni su come si potranno comportare in certe situazioni.

Si tratta di una competenza cognitiva che in genere è pienamente visibile a partire dai 4 anni e che si completa e si affina negli anni a seguire.

Due studiosi di nome Wimmer e Perner nel 1983 hanno costruito una prova che permette accertare la comparsa della teoria della mente come sistema metarappresentazionale: il Test della falsa credenza.

È uno strumento costruito in modo da misurare la capacità dei bambini dai 4 ai 9 anni, di attribuire uno stato mentale alle altre persone. Il focus sta nel ruolo giocato dall’assegnare all’altro una falsa credenza: se il bambino ha la capacità di prevedere quale sarà il comportamento di un altro individuo, basandosi su una credenza che sa non essere vera, significa che non sta proiettando la sua opinione sulla realtà dell’altro, ma che ha davvero sviluppato la teoria della mente e che quindi riesce a pensare che è lo stato mentale dell’altro a causare il suo comportamento.

Test

Il test è costruito come un gioco in cui ai bambini vengono mostrate due bambole: Sally, che ha un cestino e Anne che ha una scatola. Poi si mette in atto un gioco di finzione in cui Sally esce dalla stanza dopo avere messo una biglia nel suo cestino e averlo coperto con un panno. Il gioco di finzione prosegue con Anne  che, dopo l’uscita di Sally, prende la biglia dal cestino e la mette nella sua scatola. A questo punto Sally torna nella stanza e vuole giocare con la sua biglia. L’esaminatore chiede al bambino “dove guarderà Sally per cercare la sua biglia?”. Se il bambino risponde con il dato reale e cioè che Sally la cercherà nella scatola, significa che non è ancora in grado di “formulare false credenze” e quindi di conoscere e comprendere gli stati mentali altrui. Se invece risponde che Sally cercherà la biglia nel cestino nel quale l’aveva lasciata, significa che il bambino è già in grado di rappresentarsi lo stato mentale degli altri. In genere la risposta corretta avviene dai 4 anni in poi.

Come già accennato prima però anche prima dei 4 anni ci sono dei comportamenti che preparano la comparsa della Teoria della Mente:

– Abbiamo già fatto cenno al gesto dell’indicare che attorno ai 10-12 mesi viene usato con Intenzione Comunicativa Dichiarativa, cioè per condividere l’attenzione con l’adulto su un oggetto desiderato.

– Intorno ai 2 anni i bambini utilizzano anche il Gioco Simbolico o di Finzione, ovvero giocano “facendo finta” che qualcosa sia qualcos’altro.

– Intorno ai 2 anni e mezzo i bambini sviluppano la Comprensione della Percezione Visiva, ovvero si rendono conto che un oggetto può essere percepito da loro ma non da un altro. Possiamo quindi dire che intorno ai 2 anni il bambino riconosce le emozioni e i desideri propri e altrui, ma non è in grado di comprendere altri tipi di pensieri. È la fase in cui domina la “Psicologia del desiderio”, in cui se un bambino desidera qualcosa, anche se gli viene detto che deve aspettare per averlo, continuerà a chiederlo a ripetizione.

– A 3 anni si comprendono le cosiddette vere credenze, quelle che corrispondono al dato di realtà.

– A 4 anni i bambini concepiscono la mente come un sistema rappresentazionale, possono quindi capire che le azioni delle persone possono anche essere guidate da false credenze.

– A 6/7 anni i bambini sono in grado di costruire un pensiero più complesso in cui una meta rappresentazione è inclusa in un’altra, ovvero riescono a cogliere la complessità  sociale e cioè cosa le persone pensano dei pensieri altrui “Io penso che tu pensi che lui pensi”.

La teoria della mente quindi si sviluppa nel tempo e per gradi, grazie ad una serie di esperienze che si strutturano durante l’infanzia, che portano a costruire rappresentazioni mentali su di sé e sull’altro e che guidano il comportamento sociale dei bambini fino all’età adulta.

Da questa competenza nasce anche la capacità empatica, perché se non si riuscisse a mettersi nei panni degli altri non si potrebbe provare empatia.

È solo se si pensa che il compagno che piange sta male che si può andare ad abbracciarlo.

È per questo che diventa particolarmente importante la capacità degli adulti di utilizzare un linguaggio che faccia riferimento alle emozioni e agli stati mentali, in modo da favorire anche nei piccoli lo sviluppo di tali capacità e competenze.

Maria Grazia  Rubanu

Psynerghia – Psicologia e relazioni

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