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Linfonodi ingrossati nei bambini: cosa fare?
Quando si parla di linfonodi ingrossati c’è sempre molta paura da parte dei genitori perché spesso si pensa a malattie gravi, ma fortunatamente nei bambini nella maggior parte dei casi non è così.
Oggi parliamo con la dottoressa Maria Luisa Roberti, di Linfoadenopatia nei bambini, per chiarire alcuni dubbi dei genitori e dare indicazioni su come comportarsi.
Cosa sono i linfonodi?
Proviamo insieme a spiegarvi cosa sono I linfonodi, che sono chiamati anche ghiandole linfatiche e fanno parte del sistema immunitario, il nostro sistema di difesa.
Ci sono differenze per quanto riguarda i linfonodi, tra bambini e adulti?
Il tessuto linfatico è rappresentato nel bambino in modo più rilevante che nell’adulto e quindi i linfonodi si vedono e si possono toccare più facilmente. Il sistema immunitario convoglia nei linfonodi le cellule che devono contrastare gli agenti patogeni e quindi solitamente almeno nel 90% dei casi è una infezione a rendere visibili e palpabili i linfonodi.
Cosa succede se si scopre che il nostro bambino ha I linfonodi ingrossati? Cosa fare se un linfonodo è ingrossato?
Se un genitore, lavando il bambino o giocando con lui si trova a toccare una tumefazione che non aveva mai notato prima può allarmarsi perché potrebbe essere quella tumefazione un linfonodo ingrossato ma non è il caso di correre al pronto soccorso.
Dove si trovano I linfonodi? Quali sono quelli che si ingrossano generalmente e di cui ci possiamo accorgere?
I linfonodi sono molti, più di 600, presenti in tutto il corpo e in zone particolari, come quelli posti sotto la pelle del collo, sotto il mento, nelle ascelle e all’inguine, è possibile notare l’aumento di volume.









Quali sono le cause dei linfonodi ingrossati nel bambino?
La causa più comune è una infezione anche, una infezione virale, come il comune raffreddore. Altre possibili cause di linfonodi ingrossati possono essere:
- mal di gola
- morbillo
- infezioni dell’orecchio
- ascesso dentale
- mononucleosi
- infezioni e infiammazioni della pelle
- Infezioni non comuni possono essere toxoplasmosi, infezione parassitaria dovuta al contatto con le feci di un gatto infetto o al consumo di carne poco cotta
- infezione batterica trasmessa dal graffio (o morso) di gatto
- virus dell’immunodeficienza umana (HIV), il virus che causa l’AIDS
- tubercolosi
- infezioni trasmesse sessualmente
- disturbi del sistema immunitario
- tumori
C’è correlazione tra tipo di infezione e gonfiore dei linfonodi? L’ingrossamento dei linfonodi provoca dolore nel bambino?
Una qualsiasi infezione in bocca o in gola può fare aumentare le dimensioni dei linfonodi del collo, ugualmente una ferita che si infetta sulla mano può far aumentare di volume i linfonodi della ascella corrispondente e così i linfonodi inguinali possono ingrossarsi per qualsiasi infezione o anche punture di insetti infettate sui piedi o sulle gambe. Di solito l’aumento di volume dei linfonodo non viene accompagnato da dolore e talvolta i bambini riferiscono solo una sensazione di fastidio e tensione.

Quanto dura l’ingrossamento dei linfonodi causato da un’infezione?
Per far ritornare i linfonodi alle dimensioni originarie può essere, però, necessario attendere anche qualche mese: la persistenza di un certo ingrossamento oltre le 4-6 settimane non deve quindi destare allarme.
Quando è consigliata la visita pediatrica in caso di linfonodi ingrossati nel bambino?
La visita Pediatrica anche senza carattere di urgenza è però fondamentale per la diagnosi e la terapia nei casi più comuni.
Come si cura l’infezione?
Il più delle volte è sufficiente una terapia antibiotica per le più comuni infezioni batteriche, altre volte può essere sufficiente una terapia di supporto per migliorare le difese immunitarie e permettere l’evoluzione di una malattia virale come la mononucleosi, la toxoplasmosi o il citomegalovirus.
Solo in rari casi potrà essere necessario eseguire, su consiglio del pediatra ulteriori indagini.
Linfonodi ingrossati nel bambino: quando preoccuparsi?
Può essere importante però riconoscere alcuni segnali di allarme, che consigliamo di comunicare tempestivamente ad un pediatra.
- linfonodi ingrossati da più di 3-4 settimane
- dolore osseo persistente e non spiegabile
- malessere o stanchezza persistente con o senza febbre
- sudorazione notturna abbondante e persistente
- perdita di peso senza motivo apparente
- respiro difficoltoso (in assenza di asma o altre patologie respiratorie già note)
- prurito persistente senza apparente motivo
- fegato o milza ingrossati
- tosse notturna persistente senza una valida spiegazione
- linfonodi molto grandi (maggiori di 2-3 centimetri) e fissi o con pelle sovrastante molto arrossata e dolente
- linfonodi ingrossati sopra la clavicola o nel cavo ascellare
- presenza di petecchie (puntini di colore rosso-violaceo a “capocchia di spillo”) o di rash (cioè di eruzioni della pelle)
- comparsa di lividi cutanei o sanguinamento
Per concludere, in molte circostanze un linfonodo ingrossato non deve essere fonte di preoccupazione e infine, non c’è da allarmarsi se anche a distanza di settimane dalla fine dell’infezione i linfonodi risultano ancora ingrossati.
Maria Luisa Roberti, Pediatra