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Separarsi quando si hanno figli. Riflessioni di una psicologa.

Separarsi quando si hanno figli. Riflessioni di una psicologa.

Separarsi quando si hanno figli. Riflessioni di una psicologa.

La fine di una relazione è un momento molto difficile nella vita di una coppia, segna un passaggio simbolico fondamentale che vede terminare qualcosa nel quale si era creduto e fallire un progetto di vita comune.

È una situazione emotivamente complicata che diventa ancora più difficile da gestire quando si hanno dei figli. I genitori hanno paura di farli soffrire e così, alcune volte, pensano che sia meglio restare assieme per il loro bene. In realtà, in questo modo, li si manda involontariamente incontro ad una sofferenza ancora maggiore, portandoli a vivere in una quotidianità che si regge sulla finzione e sul conflitto, generalmente respirabile anche quando mascherato da gesti di apparente civiltà.

I figli non possono crescere serenamente in un contesto in cui non c’è più amore tra i genitori, hanno il diritto di sperimentare un contesto familiare caratterizzato da autenticità dei sentimenti, sincerità e chiarezza e di avere dei genitori sereni e non degli adulti di riferimento che si sentono insofferenti per una situazione ma non possono esprimerlo.

Quando una relazione è in crisi, dunque, non è mai opportuno restare insieme per i figli.

La separazione è un momento delicato ma si può gestire, prestando particolare attenzione a due aspetti di fondamentale importanza: non coinvolgere i figli nel conflitto di coppia e comunicare ciò che sta succedendo in modo chiaro e adeguato all’età.

Ma come si fa a comunicare la separazione ai figli?

A volte i genitori hanno paura di affrontare l’argomento e, pensando di alleviarne il dolore preferiscono tacere coi propri figli, lasciandoli in un limbo di confusione e angoscia. Si tratta di un momento molto delicato, quello in cui qualcosa di ancora irreale diventa concreto perché gli si da un nome e se ne può parlare. A differenza di ciò che molti genitori credono, i figli si rendono conto da subito che qualcosa non va, solo che non hanno ancora gli strumenti cognitivi ed emotivi per esplicitarlo. È per questo che il momento della comunicazione è fondamentale, perché aiuta a chiarire la nebbia e a dare un senso a ciò che provano.

Il silenzio, che rende la separazione un evento tabù, non è mai la cosa giusta, perché scatena fantasie che i bambini non sono in grado di gestire e non li aiuta ad affrontare le loro paure.

Non c’è un modo unico di comunicare la separazione, i genitori possono quindi trovare il momento e le modalità più opportune, tenendo conto di alcune regole generali.

E vediamo quali.

Quando è possibile è opportuno che i genitori comunichino insieme la separazione ai figli, spiegando loro che, anche se mamma e papà non stanno più insieme, saranno sempre i loro genitori.

L’amore tra mamma e papà può finire, ma non finisce mai l’amore per i figli. Si possono usare parole molto semplici e specificare sempre che la separazione è un evento che riguarda i genitori e non i figli, una decisione nella quale loro non c’entrano, in modo da liberarli dai sensi di colpa che quasi sempre provano.

È opportuno essere sinceri e specificare che non si può tornare indietro, evitando di alimentare false speranze e fantasie di riconciliazione della coppia.

Si deve utilizzare un linguaggio adeguato all’età e al livello di sviluppo, utilizzando parole semplici ed esempi concreti con i bambini più piccoli e una modalità di dialogo più complessa con gli adolescenti. Se ad un bimbo piccolo si può dire che mamma e papà vanno a vivere in due case diverse perché non vanno più d’accordo, con un figlio adolescente le motivazioni potranno essere più profonde.

È importante non entrare mai troppo nei dettagli della motivazione alla separazione per evitare di coinvolgere i figli in dinamiche che possono portarli a costruire alleanze o coalizioni con un genitore a discapito dell’altro.

Per rendere più agevole trovare le parole giuste si possono utilizzare strumenti che possono facilitare la comunicazione, come i libri, le favole e le filastrocche. Non dobbiamo dimenticare che i bambini si ritrovano a vivere in una situazione nuova, che suscita emozioni difficili da gestire e spesso non hanno nessuno con cui parlarne. Una storia può aiutare a condividere parole ed emozioni che troppo spesso rimangono bloccate, congelate da una condizione in cui il dolore è forte e, a volte, ha la meglio sul dialogo e il confronto. Un libro permette ai bambini di riconoscersi e rispecchiarsi nelle storie dei protagonisti e legittimarsi a provare le stesse emozioni.  I bambini possono dunque immedesimarsi in queste storie in cui, come sempre, il finale ha un ruolo fondamentale: non è mai il ricongiungimento tra i genitori, ma la capacità degli stessi di essere sempre presenti per i figli nonostante la separazione.

Ma un libro può anche essere uno strumento utile per i genitori, per facilitare la scelta delle parole, spesso difficili da trovare, perché devono contemporaneamente attraversare la propria sofferenza e aiutare i figli in una delicata fase di transizione.

La comunicazione della separazione non deve rimanere un momento isolato, ma dare avvio ad un processo di elaborazione che richiederà tempo e pazienza, ascolto e dialogo e la grande capacità di rispondere con semplicità a tutte le domande che potranno arrivare o la possibilità di reggere ad esplosioni di rabbia o lunghi silenzi dei propri figli come spesso accade in adolescenza.

C’è solo un errore fondamentale da evitare, ed è quello di lasciare che, per paura di affrontare la situazione, la separazione diventi un argomento tabù, qualcosa di circondato ad un alone magico e impermeabile, di fronte al quale l’unico vissuto ammesso diventerà l’impotenza.

Se i genitori in questa fase si sentono in difficoltà possono chiedere un supporto ad un professionista che si occupa di queste tematiche, in modo da farsi aiutare ad aiutare i propri figli.

Maria Grazia Rubanu

Psicologa Psicoterapeuta

Psynerghia – Psicologia e Relazioni

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