La fine di una relazione è un momento molto difficile nella vita di una coppia, segna un passaggio simbolico fondamentale che vede terminare qualcosa nel quale si era creduto e fallire un progetto di vita comune.
È una situazione emotivamente complicata che diventa ancora più difficile da gestire quando si hanno dei figli. I genitori hanno paura di farli soffrire e così, alcune volte, pensano che sia meglio restare assieme per il loro bene. In realtà, in questo modo, li si manda involontariamente incontro ad una sofferenza ancora maggiore, portandoli a vivere in una quotidianità che si regge sulla finzione e sul conflitto, generalmente respirabile anche quando mascherato da gesti di apparente civiltà.
I figli non possono crescere serenamente in un contesto in cui non c’è più amore tra i genitori, hanno il diritto di sperimentare un contesto familiare caratterizzato da autenticità dei sentimenti, sincerità e chiarezza e di avere dei genitori sereni e non degli adulti di riferimento che si sentono insofferenti per una situazione ma non possono esprimerlo.
Quando una relazione è in crisi, dunque, non è mai opportuno restare insieme per i figli.
La separazione è un momento delicato ma si può gestire, prestando particolare attenzione a due aspetti di fondamentale importanza: non coinvolgere i figli nel conflitto di coppia e comunicare ciò che sta succedendo in modo chiaro e adeguato all’età.
Ma come si fa a comunicare la separazione ai figli?
A volte i genitori hanno paura di affrontare l’argomento e, pensando di alleviarne il dolore preferiscono tacere coi propri figli, lasciandoli in un limbo di confusione e angoscia. Si tratta di un momento molto delicato, quello in cui qualcosa di ancora irreale diventa concreto perché gli si da un nome e se ne può parlare. A differenza di ciò che molti genitori credono, i figli si rendono conto da subito che qualcosa non va, solo che non hanno ancora gli strumenti cognitivi ed emotivi per esplicitarlo. È per questo che il momento della comunicazione è fondamentale, perché aiuta a chiarire la nebbia e a dare un senso a ciò che provano.
Il silenzio, che rende la separazione un evento tabù, non è mai la cosa giusta, perché scatena fantasie che i bambini non sono in grado di gestire e non li aiuta ad affrontare le loro paure.
Non c’è un modo unico di comunicare la separazione, i genitori possono quindi trovare il momento e le modalità più opportune, tenendo conto di alcune regole generali.
E vediamo quali.
Quando è possibile è opportuno che i genitori comunichino insieme la separazione ai figli, spiegando loro che, anche se mamma e papà non stanno più insieme, saranno sempre i loro genitori.
L’amore tra mamma e papà può finire, ma non finisce mai l’amore per i figli. Si possono usare parole molto semplici e specificare sempre che la separazione è un evento che riguarda i genitori e non i figli, una decisione nella quale loro non c’entrano, in modo da liberarli dai sensi di colpa che quasi sempre provano.
È opportuno essere sinceri e specificare che non si può tornare indietro, evitando di alimentare false speranze e fantasie di riconciliazione della coppia.
Si deve utilizzare un linguaggio adeguato all’età e al livello di sviluppo, utilizzando parole semplici ed esempi concreti con i bambini più piccoli e una modalità di dialogo più complessa con gli adolescenti. Se ad un bimbo piccolo si può dire che mamma e papà vanno a vivere in due case diverse perché non vanno più d’accordo, con un figlio adolescente le motivazioni potranno essere più profonde.
È importante non entrare mai troppo nei dettagli della motivazione alla separazione per evitare di coinvolgere i figli in dinamiche che possono portarli a costruire alleanze o coalizioni con un genitore a discapito dell’altro.
Per rendere più agevole trovare le parole giuste si possono utilizzare strumenti che possono facilitare la comunicazione, come i libri, le favole e le filastrocche. Non dobbiamo dimenticare che i bambini si ritrovano a vivere in una situazione nuova, che suscita emozioni difficili da gestire e spesso non hanno nessuno con cui parlarne. Una storia può aiutare a condividere parole ed emozioni che troppo spesso rimangono bloccate, congelate da una condizione in cui il dolore è forte e, a volte, ha la meglio sul dialogo e il confronto. Un libro permette ai bambini di riconoscersi e rispecchiarsi nelle storie dei protagonisti e legittimarsi a provare le stesse emozioni. I bambini possono dunque immedesimarsi in queste storie in cui, come sempre, il finale ha un ruolo fondamentale: non è mai il ricongiungimento tra i genitori, ma la capacità degli stessi di essere sempre presenti per i figli nonostante la separazione.
Ma un libro può anche essere uno strumento utile per i genitori, per facilitare la scelta delle parole, spesso difficili da trovare, perché devono contemporaneamente attraversare la propria sofferenza e aiutare i figli in una delicata fase di transizione.
La comunicazione della separazione non deve rimanere un momento isolato, ma dare avvio ad un processo di elaborazione che richiederà tempo e pazienza, ascolto e dialogo e la grande capacità di rispondere con semplicità a tutte le domande che potranno arrivare o la possibilità di reggere ad esplosioni di rabbia o lunghi silenzi dei propri figli come spesso accade in adolescenza.
C’è solo un errore fondamentale da evitare, ed è quello di lasciare che, per paura di affrontare la situazione, la separazione diventi un argomento tabù, qualcosa di circondato ad un alone magico e impermeabile, di fronte al quale l’unico vissuto ammesso diventerà l’impotenza.
Se i genitori in questa fase si sentono in difficoltà possono chiedere un supporto ad un professionista che si occupa di queste tematiche, in modo da farsi aiutare ad aiutare i propri figli.
Maria Grazia Rubanu
Psicologa Psicoterapeuta